Seppur questo film, a mio parere, non sia particolarmente riuscito, trovo che presenti una sorta di allegoria psicoanalitica interessante: la storia, per nulla banale, porta a delle profonde riflessioni sull'Io e sull'identità, inserendo elementi mitologici ancestrali e folkloristici.
La simbologia presente nell'opera mi ha colpito e ha stimolato in me una ricerca di significati profondi connessi con il mondo psicoanalitico.
Uno dei temi centrali del film riguarda il trauma e il senso di colpa. I personaggi presenti sono accomunati da questo vissuto e, difatti, sono bloccati in una foresta senza alcuna via d'uscita: essi non riescono ad andare avanti con la loro vita, sono prigionieri della sofferenza all'interno della propria psiche. Nei sogni, spesso, la foresta oscura rappresenta una fase particolare dell'evoluzione della personalità, caratterizzata da disorientamento. Possiamo dedurre che questo luogo sia legato alla sfera dell'inconscio: i personaggi sono persi e paralizzati, hanno visioni del passato e, soprattutto la notte, sono in pericolo, sono in balìa di forze misteriose e spaventose. Gli esseri inquietanti che popolano la foresta (non meglio identificati come "the Watchers", gli "Osservatori") rappresentano le componenti più primitive, istintuali, demoniache e pericolose della nostra psiche. Essi non possono essere guardati direttamente (poiché sono inconsci): di giorno vivono rintanati in buchi profondissimi poiché la luce li danneggia, mentre di notte (quando il controllo della coscienza viene meno) vagano per la foresta e desiderano osservare i personaggi, rintanati nel loro covo. Gli umani passano la notte a sentirsi osservati attraverso una grande vetrata che ha una particolare caratteristica: funziona come uno specchio unidirezionale, cioè da fuori permette la visione dell'interno come una normale vetrata, mentre da dentro, dal punto di vista dei personaggi, è uno specchio, in modo tale che essi non possano vedere le creature all'esterno.
Il genere horror è il più adatto per rappresentare e raccontare le paure più reali ed ancestrali della specie umana. Come afferma Jung in "Psicologia dell'inconscio":
"C'è qualcosa di terribile nello scoprire che l'uomo ha anche un lato oscuro, una parte in ombra che non consiste soltanto in piccole debolezze e in piccoli difetti, ma è dotata di una dinamica addirittura demoniaca. (...) Un oscuro presentimento ci dice che senza questo lato negativo siamo incompleti."
Dunque, simbolicamente, ognuno dei protagonisti trascorre la notte ad osservare sé stesso, la propria immagine allo specchio, a confrontarsi con il peso delle proprie scelte. Il film rappresenta qui benissimo il tentativo della coscienza di andare oltre sé stessa, di scavalcare la capacità di riflessione (specchio) propria della mente e della razionalità per entrare nella sfera inconscia. I personaggi cercano di vedere queste creature con vari escamotages (prima entrando nelle tane, poi con una videocamera...) perché i misteri delle forze inconsce sono molto affascinanti. Questa fase può essere paragonata ai tentativi rischiosi dell'Io di andare sotto la superficie per entrare a contatto con il vissuto traumatico, con la sofferenza e il senso di colpa, con i fantasmi del passato.
Dice Jung in "Psicologia dell'inconscio":
"Ma ciò che viene rimosso deve diventare cosciente se si vuole che nasca una tensione tra contrari, senza la quale non è possibile compiere ulteriori passi avanti. La coscienza è in certo modo sopra, l'Ombra sotto, e poiché ciò che è in alto tende sempre verso ciò che è in basso, come il caldo tende al freddo, così ogni coscienza cerca, magari senza neppure supporlo, la sua antitesi inconscia, senza la quale è condannata alla stagnazione o alla paralisi. La scintilla della vita nasce soltanto dal contrasto."
Emerge poi un altro tema, ovvero quello del "doppio": la protagonista ha una gemella (che rappresenta la parte positiva e buona, non macchiata dal peccato) e la sera, nella sua vita quotidiana,
prima di perdersi nella foresta, quando esce per locali assume identità diverse. Lo stessa tema si ripropone anche col fatto che i personaggi osservano i propri riflessi nello specchio e, infine, che le creature della foresta desiderano diventare simili agli esseri umani e convivere con loro. Esse tentano di prendere le sembianze degli umani che osservano e ciò sta a simboleggiare il lato Ombra che vuole vivere, vuole salire alla luce, alla coscienza e, alla fine, vuole anche sostituirsi all'Io e prendere il controllo della psiche. Come ci insegna la psicologia analitica, più si reprime e si rimuove il proprio lato Ombra, più questo si polarizza rispetto alla coscienza e all'immagine "positiva" che propagandiamo di noi stessi, assumendo maggiore forza e dirompendo in modo violento e spaventoso. I protagonisti, infatti, dopo essere entrati a contatto con l'inconscio e, quindi, con l'Ombra, rischiano di esserne sopraffatti, di essere dominati dalla sofferenza, dagli istinti; rischiano di sentirsi diversi e di isolarsi dal mondo perché nessuno li capisce.
Ma ecco che, alla fine, il film ci mostra una possibile via d'uscita: la sintesi. Si può essere umani e creature allo stesso tempo, si possono vivere affetti negativi e positivi insieme; insomma, si può convivere con il proprio trauma, con la disperazione e riunire le varie parti di sé. l'Io può avvicinarsi al lato inconscio: la creatura che riesce a scappare dalla foresta è sia umana che fata e Mina, la protagonista, si riunisce dopo 15 anni con la sorella gemella che rappresenta il suo lato innocente, puro e buono.
Secondo Jung, infatti, "Il processo naturale dell'unificazione dei contrari è diventato un modello e il fondamento di un metodo che consiste essenzialmente in questo: far emergere intenzionalmente ciò che per sua natura si verifica inconsciamente e spontaneamente, e integrarlo nella coscienza". (da "Psicologia dell'inconscio)
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